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La parcella dell’architetto

Con l’abolizione della tariffa professionale e l’introduzione dell’obbligo di redigere un contratto scritto dettagliato, l’architetto è tenuto a calcolare i costi della prestazione in maniera analitica sulla base di parametri liberamente concordati con il cliente privato. Il professionista può scegliere i parametri che ritiene più congrui ed è bene che si tratti, così come ha suggerito il Consiglio Nazionale degli Architetti, di «criteri di valutazione oggettivi».

Con l’emanazione del DM 140/2012 il ministero di Giustizia ha introdotto i parametri che i giudici impiegano per determinare i compensi in caso di controversie. Essi possono costituire un utile strumento di riferimento per poter calcolare la propria parcella.

Si ricorda che il compenso deve essere pattuito attraverso un vero e proprio contratto tra le parti che espliciti il grado di complessità della prestazione e tutti gli oneri ipotizzabili dall’inizio alla conclusione dell’incarico. Definire la parcella in maniera dettagliata, scomponendola in base alle singole prestazioni, dal rilievo all’esecutivo, fino alla direzione dei lavori, serve anche a scongiurare contenziosi nel caso in cui l’incarico si interrompa.

La necessità di un riferimento per il calcolo del compenso…

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